Frequentemente la didattica cade nella trappola pregiudiziale che quando un bambino non possiede una abilità bisogna farlo esercitare specificamente in quella in cui non riesce. In tale dimensione si sottolinea l’errore, il deficit, la debolezza, il non sa fare trascinando il bambino in un vertice di insuccessi. Solitamente vengono usati esercizi ripetivi, senza senso, noiosi, senza finalità, portando inevitabilmente a scarsa motivazione e attenzione a talvolta anche rifiuto.
Risulta più efficace potenziare globalmente le capacità e le competenze cognitive del bambino, facendogli eseguire e/o implicandolo in attività che lui sa fare, in cui lui riesce, ed evolvere queste.
L’evoluzione delle competenze parteciperanno ad una maturazione cognitiva globale e la plasticità del cervello, avendo riferimento ad una organizzazione mentale, ad un sistema cognitivo più maturati, avrà una qualità complessiva più evoluta, questa maturità complessiva costituirà un’architettura mentale più competente e per il bambino sarà più facile imparare l’abilità che si faceva fatica ad acquisire.
Ad esempio se avete un bambino che trova molta difficoltà nell'azione dello scrivere, inutile farlo scrivere insistentemente... gli farò odiare la scrittura! Bisogna cercare di capire la natura della difficoltà, nel caso della scrittura potrebbe esser dovuta a un ipotonia (scarza forza muscolare nella mano, come solitamente hanno i bambini con sindrome di down) quindi intanto lo faccio esercitare per esempio ad impastare, tagliare con le forbici, ecc e per il momento faccio scrivere a qualcun altro per lui e quando sarà pronto per scrivere lo farò scrivere e avrà piacere.
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